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GIUGNO 2020
Karolina Halatek è un'artista visiva polacca che realizza installazioni in cui la luce è protagonista. Negli ambienti che crea scultura, architettura e installazione si intersecano creando un'esperienza in cui il  pubblico, entrando all'interno, diventa parte integrante.


All images © courtesy of Karolina Halatek​
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Come sei arrivata a realizzare questo tipo di opere? Perché hai scelto di usare la luce?

Ho scelto la luce perché è l'elemento visivo più essenziale e potente che possiamo percepire. Dipendiamo tutti dalla luce, è una forza vitale ed è semplicemente stupefacente. Non esiste arte visiva senza luce, quindi ho deciso di concretizzare la fonte. Già al liceo, sapevo che volevo dedicare la mia educazione a questo mezzo, ecco perché ho scelto il college d'arte dove potevo esplorarlo. Dato che l'argomento è piuttosto specifico, ho dovuto trasferirmi a Londra, dove passo dopo passo stavo sviluppando i miei interessi spaziali ed effimeri. Realizzando quei progetti complessi e tecnicamente molto impegnativi, vivo la realizzazione del processo quasi in modo miracoloso.

Come nascono le idee per le tue opere? Cosa ti ispira?

Di solito, le idee provengono dalla mia concentrazione sull'esperienza dello spazio che è in qualche modo esterno. Sono ispirata da visioni dell'aldilà, visioni di santi, dal soprannaturale.
Uno dei miei progetti Terminal è stato ispirato dalle testimonianze di persone che hanno avuto un'esperienza di pre-morte. Inoltre, il cielo è sempre stato un oggetto di ammirazione e incomprensibile fascino per me. Sono attratta dagli aspetti sublimi della luce, atmosfere immateriali che evocano un senso di presenza.
Come vedi l'arte al giorno d'oggi e come credi sia vista dalle altre persone?

Grazie a Internet, oggi tutti coloro che desiderano possono avere un accesso illimitato ad un'immensa varietà di opere d'arte, cosa che considero grandiosa. Tuttavia, vedere l'arte solo sullo schermo è riduttivo e spesso porta a perdere il punto. L'arte ha molto a che fare con la ricerca dell'espressione attraverso l'uso molto ponderato dei materiali, lo schermo del computer o del telefono non fornirà mai un'esperienza di contemplazione o coinvolgimento sensuale. Sento che le persone oggi sono ancora molto entusiaste di vedere l'inaspettato ma l'arte contemporanea dovrebbe essere abbastanza eccitante e adeguatamente promossa. Dato che il contenuto visivo digitale travolge la nostra generazione come mai prima, darei una forte enfasi all'educazione artistica e richiederei maggiore attenzione alla comprensione del valore dell'arte.

Cosa vuoi esprimere con le tue opere? Pensi che il pubblico ne capisca il significato?

L'opera d'arte non ha bisogno di essere razionalizzata, è bello sentirla. Non mi aspetto che le persone capiscano le mie opere, anche se spesso in una conversazione, lo spettatore descrive gli aspetti concettuali che ho impresso nell'opera, il che è davvero sorprendente. La percezione dell'opera d'arte dipende sempre dalla sensibilità individuale. So che le persone non sono consapevoli dei miei punti di riferimento che sono per lo più spirituali ma preferisco quando le persone creano le proprie idee e hanno lo spazio per pensare da sole.

Come pensi che la tua arte si evolverà nel corso degli anni?

Lo Spirito soffia dove vuole. Vorrei essere il più possibile aperta e flessibile.

Credi che la tua arte sia connessa a questo periodo storico? Avrebbe funzionato in passato?

Rifletto spesso sulle civiltà passate che avevano un legame molto significativo con la luce.
La luce ha una qualità senza tempo, è stata presente in passato e sarà presente in futuro, la light art ha il vantaggio di attraversare le barriere del tempo e le categorie artistiche di un periodo particolare della storia. Tuttavia, l'arte che faccio è fortemente legata ai tempi in cui viviamo oggi. Le tecnologie e i materiali disponibili al giorno d'oggi mi permettono di creare opere d'arte molto particolari che sarebbero fuori dalla portata della produzione nei secoli passati.
Quando ti senti più creativa?
Quando sono rilassata.

In una delle tue interviste ho letto quanto sia importante la presenza del pubblico per te. Come vivi la realizzazione di foto e video come documentazione o piuttosto come una vera performance?

La documentazione gioca un'enorme importanza nella mia pratica. Spesso le mie opere sono temporanee e dopo il periodo della mostra vengono semplicemente smantellate, quindi non riesco più a vederle. Ecco perché mi occupo sempre della documentazione adeguata e di solito lo faccio da sola. Ho studiato fotografia e sono anche cresciuta in una famiglia di fotografi e registi, so cosa deve essere catturato dall'immagine per esprimere la natura dell'opera. Poiché le mie installazioni hanno un carattere partecipativo e sono progettate per l'interazione aperta, la reazione delle persone è spesso una chiave per comprendere il lavoro. Con le opere degli spettatori prendono vita, la scala e il contesto diventano più chiari.

Ho letto che l'ispirazione per l'opera Halo è nata da una sensazione durante la preghiera di intercessione. Nelle tue opere c'è spesso un senso religioso forse dato anche dal silenzio che le accompagna spesso. È un elemento importante nelle tue opere?

Il silenzio è la chiave dell'immobilità che consente agli spettatori di diventare presenti in un momento.
Dà la possibilità di riflettere, contemplare e percepire la pace, che è una mancanza di oggi. La semplicità e la purezza della luce possono liberare la tensione generata da uno stile di vita frenetico e sovrastimolato, possono riportare l'attenzione verso l'interno dove il senso di sé può essere ripristinato e scoperto di nuovo.

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