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MAGGIO 2020
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Kezia Terraciano, alias Keziat, è un'artista pugliese che ha esplorato nella sua carriera moltissime forme di espressione:  dalla pittura, il fumetto e l'illustrazione al video e alla performance.  Nella sua arte ha una profonda importanza la carica emozionale e il forte senso dell'immaginazione ha reso i lavori di questa artista visionaria, conosciuti ed apprezzati in tutti il mondo.
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All images © courtesy of Keziat
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 Ho letto in una tua intervista che ti sei dedicata al disegno fin da piccola e che la tua è una passione che ha continuato a crescere con te. Ma quando hai deciso di dedicarti completamente alla carriera artistica? E' stata una decisione naturale che hai sentito col tempo o è avvenuta a seguito di un particolare episodio?

Direi di si, ho iniziato da piccola e ho proseguito senza sosta, scegliendo cosa essere “da grande” in maniera graduale. E’ stata sicuramente una decisone maturata giorno dopo giorno che mi ha portato a seguire determinati percorsi, a volte azzardati e folli ma che con il tempo sono risultati giusti.
 La tua arte si esprime attraverso diversi mezzi, ne hai esplorati molti ma c'è qualcosa che ancora non hai avuto occasione di sperimentare, qualcosa che senti potrebbe essere la successiva evoluzione? 

Una delle caratteristiche di un artista creativo è proprio la capacità di evolversi nel tempo; sperimentare è importante per cercare nuovi linguaggi nei quali poi riconoscersi. Non saprei quale potrebbe essere la mia prossima evoluzione (o rivoluzione), è difficile capirlo razionalmente. Si tratta di avere intuizioni che ti spingono in una direzione inaspettata e queste intuizioni non sono affatto prevedibili e calcolate. 
Il mondo che rappresenti è ricco di scenari onirici, denso di immaginazione. Come inizia il tuo processo creativo? E Cosa ti ispira? 

Sono una sognatrice. Mi ispira la fuga dalla realtà, partendo dalla vita reale ma trasfigurandola e mostrandone i suoi lati nascosti. Il processo creativo quindi nasce spesso da una storia personale o da una visione del mondo che vorrei raccontare. Così affiorano immagini di donne senza braccia che fluttuano nell’aria, di madri forti e protettive, di un mondo dell’infanzia perduto e mai dimenticato, di figure invisibili che si percepiscono, di città sovraffollate e popolate da esseri che però sono fondamentalmente soli.
 Nella tua carriera hai avuto spesso la possibilità di esporre i tuoi lavori all'estero. Come vivi questa esperienza? In cosa si differenziano i panorami artistici che hai visitato? 

E’ sempre molto stimolante esporre all’estero perche’ ci si misura con un pubblico diverso, con culture diverse e spesso si creano affascinanti interazioni. Nel 2018, per esempio, in collaborazione con il violinista Luca Ciarla e alcuni danzatori della compagnia sudafricana Dark Room Contemporary abbiamo presentato una performance multidisciplinare a Johannesburg, in Sudafrica, presso lo spazio performativo di William Kentridge. E cosi e’ stato anche negli Stati Uniti (Washington Dc, New York, Miami, San Francisco) in Asia (Singapore, Hong Kong, Bangkok, Kuala Lumpur) dove ho riscontrato un entusiasmo incredibile e dove sono spesso nati altri progetti interessanti. Ho sempre notato una straordinaria professionalita’ nell’ambito artistico sia nelle gallerie private che negli spazi pubblici. C’e’ un’attenzione verso l’arte in generale maggiore e forse anche piu’ meritocratica, se vali lavori. In Italia, non sempre e’ cosi’ ma fortunatamente ci sono le eccezioni.

In Music For Your Eyes hai dato vita ad una performance che coinvolgeva più discipline artistiche. Cosa credi abbia apportato questa interazione con altri artisti all'interno della singola performance e, in generale, nel tuo modo di fare arte? 

Music for Your Eyes e’ un incontro tra linguaggi diversi che creano punti di contatto in uno spazio comune. E’un progetto site specific nel quale la musica e le arti visive creano una unione simmetrica nella quale spesso si aggiungono anche danza e teatro. E’ un progetto ideato dal violinista Luca Ciarla nel quale mi sono tuffata a capofitto perche’ ho subito compreso le potenzialita’. E’ come creare nuove sinapsi, amplificando la propria percezione attraverso altri canali. Trovo che lavorare con altri artisti sia un’occasione fantastica per crescere dal punto di vista artistico e non solo. Grazie a queste interazioni ho avuto l’intuizione, ad esempio, di lavorare con i video, di studiare software adatti al progetto e anche di trasformare qualche idea in una video installazione.
Un consiglio che ti senti di dare ai giovani artisti emergenti e che vorresti ti avessero dato all'inizio della tua carriera?

L’unico consiglio che mi viene in mente e’ di avere una pazienza infinita e fiducia in se stessi.

Come stai vivendo questo periodo con il lockdown? 
Gli artisti sono abituati a vivere “reclusi” per alcuni periodi o anche durante la singola giornata, quando lavorano alle proprie opere, quindi sto dedicando molto del mio tempo alla creazione di nuove opere e allo sviluppo di nuovi progetti.
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Quello che emerge nell'osservare le tue opere e che le accomuna sono una serie di contrapposizioni: la semplicità del tratto della biro contrapposto all'intensità dei sentimenti e stati d'animo espressi; realtà e soprannaturale; fantasia, visione e concretezza del mondo esterno. Cosa vuoi esprimere, c'è qualcosa che connette i tuoi lavori? 
Le contrapposizioni fanno parte della vita: la gioia e il dolore, la vita e la morte, ogni cosa che conosciamo ha il suo opposto e quando racconto la realta’ che mi circonda mi piace rappresentarla attraverso tutte le sue sfaccettature e contraddizioni. Per questo motivo spesso inserisco elementi inquietanti o che fanno sorridere, anche in una stessa opera. L’obbiettivo e’ raccontare la vita con le immagini, far riflettere ed emozionare me stessa e chi osserva le mie opere. Inoltre attraverso questo processo di contrapposizione metto in risalto alcuni aspetti che altrimenti sarebbero invisibili. 

Grazie per la tua disponibilità e per il tempo dedicato all’intervista. 

Grazie a te.

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