MARZO 2020
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Nicholas Tolosa nasce ad Eboli il 19 Aprile 1981, dopo gli studi in ambito artistico e teatrale inizia la sua carriera che si divide tra l'attività di artista e l'insegnamento di disegno e pittura.
E' del 2009 la partecipazione alla Biennale Internazionale di Firenze mentre il 2014 gli porta il primo premio della rassegna Arte in Vetrina.
Tra i progetti più recenti da segnalare che nel 2019 parte la realizzazione del suo progetto pubblico Nafricapoli.
All images © courtesy of Nicholas Tolosa
Sito web https://nicholastolosa.jimdofree.com
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Qual è il primo ricordo, il primo momento in cui haI capito di volerti dedicare ad una carriera nel mondo dell'arte?
I miei genitori hanno frequentato entrambi il liceo artistico quindi fin da piccolo sono stato circondato dall’arte, la voglia è nata anche e soprattutto da qui. Ovviamente ha inciso successivamente la conoscenza e lo studio della storia dell’arte.
Se non avessi fatto l'artista cosa avresti voluto fare?
Se non avessi fatto l’artista avrei voluto fare l’ artista! A parte le battute sono molto fiero del percorso che ho scelto ed inoltre sono anche un insegnante quindi cerco di amalgamare queste due cose, di portare il mio essere artista e fare arte ai ragazzi ed ai giovani in modo tale da aprire, o almeno cercare di farlo, le loro menti a soluzioni diverse. Non saprei immaginarmi in un percorso differente da quello che ho intrapreso, in merito quindi non saprei darti un’alternativa.
La scelta del bianco e nero o più precisamente della tavolozza quasi monocroma a cosa è dovuta?
I colori che utilizzo sono colori interiori, colori dell’anima e se utilizzati nel modo giusto sono più luminosi dei colori dell’arcobaleno. Trattando principalmente tematiche di denuncia sociale questi colori mi permettono di infondere maggior pathos nell’ fruitore dell’ opera e trasmettere in modo più diretto la mia pittura.
Nelle tue opere è chiaro quanto il legame con il passato sia vissuto come un monito ed un insegnamento per il presente e il futuro. E' questo che da moto al processo creativo? Come inizia l'idea dietro ad un dipinto?
Conoscere da dove veniamo per sapere dove vogliamo arrivare, quali obiettivi ci prefiggiamo. E’ lapalissiano che, almeno per quanto mi riguarda, la conoscenza del passato è più che fondamentale. Anche se poi lo si vuole stravolgere, però bisogna prima conoscerlo. E’ lo studio di ciò che è già stato che ci fa operare oggi nel quotidiano. Osservare per assorbire; studiare per apprendere. Non si può dipingere e fare l’artista senza porsi nel giusto rapporto con la storia e ciò che è accaduto.
Le mie opere nascono dalla necessità di raccontare la cruda realtà, dipingo col cuore e le mie opere vengono dal profondo della mia anima. Mentre creo mi emoziono ad osservare il dipinto prendere forma, diversamente non potrei dipingere.
Nei tuoi dipinti i protagonisti molto spesso sono degli individui, la carica emozionale è sempre molto forte nonostante i volti siano trasfigurati in maschere con tratti meno caratterizzanti che li rendono più universali. Ma dietro ogni volto c'è sempre un modello reale?
Lo spunto solitamente parte da un qualcosa di reale per poi modificarlo, ma può anche realizzarsi un’immagine mentale che viene poi composta come reale. Nelle mie opere rappresento persone in difficoltà, che chiamo “periferie umane” in quanto relegati negli angoli più bui e dimenticati della società. Tematiche a me care sono quelle sociali: la fame nel mondo, l’ingiustizia, la sopraffazione dell’uomo sull’uomo, la Shoah, lo sfruttamento dei bambini. Insomma parlo di chi “non ha voce” per urlare.
L'arte contemporanea ci ha un po' disabituato all'uso della pittura e tantomeno a quella figurativa, perché ha scelto questo mezzo come espressione personale?
Fare arte, pittura, per me vuol dire ancora saper fare qualcosa manualmente che non tutti sanno fare. L’ arte può essere di tutti ma non possono farla tutti. Nei secoli precedenti i pittori erano grandi studiosi, c’erano grandi conoscenze dietro un’opera realizzata. Oggi è facile chiamarsi artista, si cade nel ridicolo inserendo nelle Accademie materie come “videoinstallazione”. E’ importante che l’arte vada avanti di pari passo con la società, ma arrivati ad un certo punto credo non sia più arte, per quanto mi riguarda. Sarà qualcos’altro ma non arte. Fare l’artista oggi è semplice (non a livello remunerativo), lo può fare anche un tecnico di computer, questo lo critico. E’ facile a 20 anni fare l’astratto senza saper disegnare, grazie anche e soprattutto a qualche conoscenza. Ciò che voglio dire è che bisogna partire da una ricerca, per poi magari giungere all’astratto, altrimenti siamo tutti artisti. C’ è da pensare che l arte oggi sia morta, stando a quanto sta accadendo. Ma credo che la pittura possa sempre dire la sua, se riconosciuta come tale, e come parte di un patrimonio storico di enormi dimensioni. Credo in questo senso che la pittura oggi abbia poco da relazionarsi a queste nuove tecnologie, rimanendo un mercato di nicchia. Se al Pan propongono solo o sovente performance e videoinstallazioni, vuol dire che c’è disinteresse nei confronti della pittura. La quale comunque sopravvive nelle gallerie o in musei come Capodimonte, per citarne uno. Parlando però di artisti che vogliono emergere, i quali fanno pittura, senza avere le giuste conoscenze (non pittoriche, ma raccomandazioni), c’è poca possibilità. Ancora meno con l’avvento dei “tecnici” dell’arte. Quindi per me rimane, la pittura, comunque un ambito a se stante. L’intento è di far arrivare il messaggio a tutti i ceti sociali, non tutti comprendono una sedia messa al centro della sala di un museo, tanto per fare un esempio. La maggior parte dei fruitori guarderà con distacco quelle opere che divengono quindi più di nicchia di quanto lo sia già l’arte in generale, generando mercato e vedendo interessati solo gli addetti ai lavori.
C'è qualche personaggio, in particolare del passato, da cui sente di essere stato ispirato? Qualcuno nel presente?
Realizzo le mie opere senza guardare ad artista alcuno a livello conscio. Assimilo a livello di conoscenza e studio ciò che vedo, ma nel momento in cui vado a mettere mano alla matita per disegnare sulla tela, non mi rifaccio a nessun artista o tecnica al medesimo legata. Semplicemente faccio ciò che sento in quel momento, che possa questo rappresentare un mio stato d’animo o una situazione. Ciò che realizzo corrisponde a ciò che la mia mente pensa nel momento in cui disegno quella determinata situazione da realizzare. Può anche darsi che se il giorno dopo metto il colore, quella situazione non mi appartiene più, ma è stato appunto quell’attimo, quel momento in cui ho cominciato a disegnare, quando ho concepito il quadro. Quando metto il colore sulla tela mi emoziono vedendo gli effetti che crea sulla tela, diversamente, non emozionandomi e non soffrendo nella realizzazione, non potrei dipingere. Se ad esempio sento in quel momento che il mondo soffre, realizzo “Innocenza”; se provo amore realizzo due che si baciano. Ti parlo di attimi, di sensazioni che in quel momento sento mie. Cerco sempre di metterci il cuore quando dipingo, di fare in modo che il fruitore percepisca qualcosa guardando, emozionandosi o provando rabbia a seconda del tema. Cerco di far sì che in quel momento la mia opera sconvolga lo stato emozionale di chi guarda, nel bene o nel male. Faccio in modo che fissino l’opera più di un minuto, a volte come mi è capitato in una mostra con “Innocenza”, far sì che tocchino la tela per capire se è un dipinto o una fotografia. Presto solitamente molta attenzione ai particolari, anche la più piccola ombra, non è finita fin quando la mano e il cuore non mi dicono che va bene così. Il disegno per me è fondamentale, concependo opere in cui vi sia comunque qualche elemento figurativo; diversamente chi non fa il figurativo può intervenire direttamente col colore. E’ fondamentale a volte dopo avere eseguito il disegno realizzare anche l’ ombra, per sapere dove cadrà mettendo il colore. Il bianco è colore, va inserito nell’ opera pittorica per dare luce e profondità. Ultimamente realizzo il bianco e nero come tecnica perché sento che l’ accostamento di questi due colori riesce a creare pathos maggiore in chi guarda l’ opera. Domani posso anche tornare al colore ma in questo momento mi dice qualcosa il bianco e nero, soprattutto rispetto alla tematica della shoah, in modo da non perdere l’ aspetto storico e allo stesso tempo crudele. La dignità di un popolo sterminato, ma pieno di vita negli sguardi che vorrebbero ancora vedere la luce, cerco di renderlo con questa tecnica. Ho sempre ritenuto il disegno importante, quindi con questa tecnica un richiamo anche alla grafite, da sempre a me cara come tecnica. Nonché la penna nera, direttamente sul foglio come una matita, rende delle ombre straordinarie. Quindi le mie opere sono la mia sensazione in quel momento, ciò che sento nel cuore deve essere in quel momento trasportato sulla tela.
Qual è il suo rapporto con il mercato attuale?
L’arte oggi è tutto e niente, i veri artisti capaci sono pochi e quelli che emergono sono i ricchi (non i più bravi per me ovviamente). Il mercato attuale è molto lontano dalla mia pittura e totalmente influenzato dalle lobby di gallerie e critici in vista che gonfiano prezzi e portano interessi dei collezionisti lontano da quella che è la pittura tradizionale.
Chi sarà Nicholas Tolosa domani? Quali sono i progetti per il futuro?
Artisticamente parlando un domani mi piacerebbe essere affermato a livello internazionale e collaborare con le più grandi istituzioni e gallerie senza avere alcuna raccomandazione (cosa difficile oggi). Diciamo che in parte ci sto riuscendo essendo entrata di recente una mia opera nella collezione del Museo Madre di Napoli. E’ un’emozione indescrivibile essere tra gli artisti che ho studiato in Accademia. Per quanto riguarda la sfera umana, sogno un mondo migliore di quello in cui viviamo oggi, ma credo sia difficile fin quando sarà abitato dall’uomo.
Per quanto riguarda i progetti al momento sto realizzando un ciclo di lavori dedicati all’ eruzione del Vesuvio nel 79. d C. ed è partito da poco un mio progetto di arte pubblica in collaborazione con il comune di Napoli e l’Università di Salerno, dal titolo Nafricapoli, che vedrà l’installazione di mie opere permanenti in spazi pubblici sul territorio del comune di Napoli. Per il futuro ho tanti progetti di esposizioni in spazi importanti e di collaborazioni, vedremo.