Palazzo Fava ospita fino al 28 giugno un vero e proprio evento nella storia, regalandoci per la prima volta dopo circa trecento anni una delle opere più significative del Quattrocento italiano, il Polittico Griffoni.
Dipinto da Francesco del Cossa ed Ercole dè Roberti, si tratta di una pala d'altare commissionata per la cappella della famiglia Griffoni nella Basilica di San Petronio.
Qui rimase fino al settecento secolo in cui iniziò l'opera di smembramento che porterà i singoli elementi in collezioni diverse.
L'esposizione si divide in due parti: la prima, curata da Mauro Natale e Cecilia Cavalca, che ripercorre il contesto storico-artistico in cui va inserita la realizzazione del capolavoro; e la seconda, a cura di Adam Lowe e Guendalina Damone, che svela quanto le moderne tecniche tecnologiche siano in grado di aiutare a tutelare i capolavori del passato.
Dopo la posticipazione dovuta all'emergenza Covid, la mostra apre al pubblico secondo le nuove modalità e in rispetto alle direttive, previo appuntamento.
Nel complesso l'allestimento è ben curato, creando quasi una specie di effetto suspence dovuto al fatto che l'opera protagonista dell'esposizione si trova solo a metà del percorso dopo aver percorso alcune stanze in cui si svelano le teorie dietro le ricostruzioni e una vera e propria ricomposizione elaborata tramite le moderne tecnologie che ce la mostrano così come doveva essere state visibile agli occhi dei suoi osservatori nel quattrocento.
Interessante il contrasto tra le sale immerse nell'ombra dedicate al polittico e le sale pregne di bianco in cui si analizzano le tecnologie al servizio della tutela artistica, come le stampe 3D. Un'esposizione certamente meno convenzionale rispetto a ciò a cui siamo abituati, che tuttavia coinvolge solo un'opera, per la ricomposizione della quale sono stati coinvolti nove musei internazionali. Un'esperienza che coinvolge e che fa rivivere allo spettatore il percorso condotto dagli studiosi, ma che forse potrebbe avere un prezzo più contenuto, in rapporto a quanto proposto; l'importanza della cornice scelta è quasi del tutto oscurata dalle scelte dell'allestimento. Staff cortese e presente, disponibile a rispondere ad ogni quesito, voto tuttavia basso dovuto ad una mancanza principale: in un periodo storico in cui dopo tante difficoltà, privazioni e perdite cerchiamo di riaprirci alla normalità non è possibile tollerare che un membro dello staff parli al pubblico senza tenere la mascherina chirurgica che gli copra naso e bocca. In generale una mostra consigliata ma che con qualche accorgimento, potrebbe essere migliore.

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