Monet e gli Impressionisti è una mostra attesissima, una vera e proprio anteprima che Palazzo Albergati propone ai suoi visitatori. Dopo lo stop forzato a pochi giorni dall'apertura del 12 marzo, causa emergenza Coronavirus, il gruppo Arthemisia riapre la stagione espositiva con una mostra ricca che sta richiamando un forte afflusso di visitatori.
Il Musée Marmottan Monet di Parigi ha concesso in prestito per la prima volta, fin dalla nascita nel 1934, alcune opere mai viste al di fuori della fondazione, rivelando lavori dei maestri dell'impressionismo visibili altrimenti solo a Parigi.
Spiccano diverse tele di Monet assieme ai lavori di Renoir, Sisley, Corot che ci permettono di conoscere anche lavori di artisti forse un po' meno noti al grande pubblico, come quelli della pittrice Berthe Morisot, penalizzata da un'epoca in cui l'Accademia era inaccessibile alle donne.
L'esposizione è come al solito curatissima nelle luci e nell'allestimento, capace di integrarsi alla perfezione all'interno del palazzo che la ospita.
Personale nelle sale attento e disponibile sebbene forse in numero inferiore rispetto alle esposizioni precedenti. L'impressione è che vada al contrario aumentato dal momento che, nonostante le indicazioni a chiare lettere del numero massimo di persone ospitabili in ciascuna sala dell'edificio, spesso, il visitatore non sembri in grado di gestire in autonomia il proprio ingresso in un ambiente già al limite massimo di capienza.
Di forte impatto, anche in questa occasione, la sala a specchio che riflette e proietta lungo pareti e pavimenti alcune opere centrali della mostra. L'effetto di movimento e la musica di accompagnamento immerge, nel vero senso della parola, l'osservatore che varca la soglia di quello che diventa per davvero, per un momento, il giardino di Monet.
Mostra consigliatissima per gli amanti degli impressionisti che ameranno scoprire il grande numero di opere ospitate, unica pecca è proprio data tuttavia dall'elemento più scenografico. La sala a specchi, come già in altre esposizioni, dà allo spettatore l'idea di un'esposizione più interattiva e innovativa di quanto in realtà non sia. Il tentativo è ottimo e molto apprezzato ma rimane sempre un po' a metà tra un progetto che potrebbe essere davvero coinvolgente e una classica esposizione, per quanto, egregiamente organizzata.